Il termovalorizzatore di Roma e i rischi per il passaggio all'economia circolare | Ohga!

2022-09-10 07:43:12 By : Ms. Jolin Kuang

Inceneritore o termovalorizzatore? Opera "buona" o "cattiva"? I diversi modi con cui si sta parlando del nuovo impianto di trattamento rifiuti proposto dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ti permette di capire quanto l'idea sia divisiva. Il sindaco della Capitale ha infatti annunciato ieri la volontà di costruire la nuova opera. "Una svolta storica per la città e anche per il Paese", l'ha definita Gualtieri, spiegando che l'impianto potrebbe "ridurre del 45% le emissioni prodotte dal ciclo dei rifiuti, producendo inoltre l'energia consumata ogni anno da 150.000 famiglie, riducendo del 90% l'attuale fabbisogno di discariche e arrivando a una chiusura pressoché totale del ciclo sul territorio".

L'opera consentirebbe di bruciare fino a circa 600mila tonnellate di rifiuti all'anno, che al momento sono spedite agli impianti di smaltimento presenti in altre Regioni. Secondo i dati Ispra, relativi al 2019, Roma produce circa 1.700.000 tonnellate all'anno di rifiuti. Il nuovo impianto potrebbe bruciare dunque circa il 35% per cento dei rifiuti prodotti dagli abitanti della Capitale, con il resto che dovrebbe essere riciclato tramite la raccolta differenziata. Così almeno prevede la legge italiana in materia, che impone un 65% di raccolta differenziata entro il 2012, obiettivo mancato dalla Capitale ormai da anni (attualmente, sempre secondo Ispra, siamo a circa il 47%).

Sulla strada dell'opera sono subito sorti numerosi problemi, che riflettono un dibattito ormai in corso da diversi anni. Uno è politico, con l'opposizione subito dichiarata dal movimento Cinque Stelle, che è parte della Giunta Regionale del Lazio proprio insieme al Pd di Gualtieri, e che potrebbe dunque mettersi di traverso. Un altro è temporale, dato che impianti di questo tipo solitamente necessitano di 7-8 anni per essere realizzati, e il sindaco intende realizzarlo in circa due anni e mezzo, prima del Giubileo 2025.

Un altro ancora, forse quello più importante sul lungo periodo, è costituito dalle tante critiche che sono arrivate al sindaco dopo il suo annuncio. Due ex parlamentari dem molto esperti in campo ambientale, Francesco Ferrante e Roberto Della Seta, hanno parlato di "scelta sbagliata e che guarda al passato". La critica principali sta nel fatto che la scelta di costruire un nuovo inceneritore sarebbe in contraddizione con la necessità di puntare il più possibile su economia circolare e raccolta differenziata. Due punti su cui la città di Roma è storicamente in ritardo, dato che secondo l'ex sindaco della capitale Ignazio Marino, "certamente ci deve essere qualche ostacolo se oggi siamo ancora alla percentuale di quasi otto anni fa", ovvero al 45% menzionato prima.

Molto dura è anche la critica di Legambiente, per cui invece dell'inceneritore "bisogna spingere il porta-a-porta a tutte le utenze domestiche, puntare ad una differenziata altissima, alla tariffa puntuale, a nuove isole ecologiche e biodigestori per l’organico". Tutti progetti, prosegue l'associazione, "che sembravano essere parte delle scelte dell’amministrazione capitolina e che invece verrebbero spazzate via in un attimo dall’idea di costruire un enorme termovalorizzatore”.

Inoltre, segnala l'associazione Forumambientalista, c'è un grosso problema di taglio ambientale. "L’incenerimento dei rifiuti produce, oltre i ‘classici' monossido di carbonio, biossido di zolfo, ossidi di azoto e polveri, tonnellate di acido cloridrico, ammoniaca, idrocarburi policiclici aromatici, diossina, furani, metalli pesanti e fumi climalteranti", scrive l'associazione in un comunicato. "Causando inoltre un impatto fortemente negativo sulla salute e sull’ambiente, senza produrre quantità congrue di energia", prosegue.

In Italia sono attualmente attivi 37 termovalorizzatori, che secondo i dati Ispra trattano circa 6 milioni di tonnellate all'anno tra rifiuti urbani (la stragrande maggioranza) e rifiuti speciali. I termovalorizzatori sono senza dubbio meno inquinanti delle discariche e dei classici inceneritori, ma inquinano lo stesso, come dimostra un recente studio di Zero Waste Europe. E allo stesso tempo, producono emissioni di CO2 aggiuntiva, nonostante si siano dotati di sistemi di filtraggio sempre migliori.

I termovalorizzatori sono inoltre fonte di energia, sfruttando il vapore derivante dalla combustione dei rifiuti. Ma questa non dovrebbe essere una variabile da considerare di fronte a urgenze più importanti, come la produzione di energia pulita e, soprattutto, il riciclo dei materiali. Gli stessi obiettivi dell'Unione Europea prevedono di arrivare al 60% e al 65% della raccolta differenziata entro rispettivamente il 2030 e il 2035.

L'obiettivo finale, in fin dei conti, dovrebbe essere per tutti quello di arrivare a rendere i termovalorizzatori inutili. Si tratta insomma di scongiurare l'effetto lock-in, valido per ogni tipo di infrastruttura: per dare senso alla sua costruzione, serve assicurare che verrà usata. Come costruire un gasdotto ha senso solo se punta in futuro sul transito di gas, costruire un termovalorizzatore implica doverlo poi rifornire di rifiuti, invece che pensare a come ridurre la quantità stessa di scarti attraverso riciclo e riuso.

La domanda giusta da porsi, allora, non è se un termovalorizzatore sia meglio o peggio di un inceneritore e di una discarica, cosa che chiaramente è. Ma se non serva piuttosto investire di più nella raccolta differenziata, nel produrre meno rifiuti, nel riciclo e nel riuso, invece che dare segnali nella direzione opposta. Come spiegato anche da Rossano Ercolini, coordinatore di Zero Waste Italy, nell'intervista che ci ha rilasciato in occasione della Giornata Mondiale della Terra.